Enrica & Dintorni

Recensione: Le ricette della signora Toku

La cucina è un meraviglioso filo conduttore per raccontare una storia, come nel caso de Le Ricette della Signora Toku, della regista Naomi Kawase. L’An (marmellata di fagioli rossi) e la sua preparazione permettono a Sentaro, triste e solo gestore di una bottega di Dorayaki, di incontrare la dolce Signora Toku, dolce come la magnifica marmellata che prepara, talmente buona da lasciare senza parole Sentaro, che accetta di assumere Toku nonostante l’età avanzata e la deformazione delle sue mani.

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Il racconto di queste due anime si svolge nella piccola cucina della bottega di Sentaro, circondata da meravigliosi alberi di ciliegio che scandiscono attraverso i loro rami, prima fioriti, poi pieni di foglie che lentamente diventano rosse, il passare del tempo.

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Non sono certo un’esperta di cinematografia, ma l’attenzione con la quale la regista trasmette le emozioni dei protagonisti attraverso queste piccole frittelle ripiene è davvero struggente. L’amore riversato nella preparazione dell’An rende questa marmellata orientale preziosa e delicata come il sentimento che trasmette il film, la tenerezza. I silenzi in cucina sono scanditi soltanto dal rumore dei fagioli che cuociono nella marmitta per ore e dallo sfrigolio dell’impasto delle frittelle versato sulla piastra. In quel piccolo luogo, fin dalle prime luci del mattino Toku e il “titolare” si incontrano e con il tempo si confidano, trasformando quello strano rapporto di lavoro in un’amicizia sincera, che li lega allontanandoli dalle rispettive solitudini e riportando alla luce antichi dolori.

Mi piacerebbe incontrare nella vita tante signore Toku e condividere con loro la passione per il cibo “come una volta”, preparato con dedizione e pazienza, e raccontato come un’incontro d’amore tra gli ingredienti.

Le Ricette della Signora Toku, di Naomi Kawase, dal 10 Dicembre al Cinema.   

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